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Avvicinato da due ragazze, livornese in vacanza in Russia finisce in mano a 4 uomini. Le 12 ore da incubo di Marco

Martedì 10 Ottobre 2017 — 18:32

Trattenuto da quattro uomini, la richiesta di pagare un conto salato, le minacce, il blitz della polizia russa per liberarlo. La storia shock di un livornese di 25 anni in vacanza a San Pietroburgo

Trattenuto un’intera notte da quattro uomini, la richiesta di pagare un conto salato, le minacce, il blitz della polizia russa per liberarlo. Un incubo – perché di tale si è trattato – quello vissuto domenica sera, 8 ottobre, a San Pietroburgo da un livornese di 25 anni, Marco (la madre ha chiesto espressamente di non divulgare il cognome del figlio, ndr). Un incubo che per fortuna si è risolto positivamente per il giovane. La storia shock – confermata a Quilivorno.it da fonti interne al Ministero degli Esteri raggiunte telefonicamente il pomeriggio del 10 ottobre – si è conclusa intorno alle 15 del 10 ottobre all’aeroporto di Pisa dove Marco è atterrato dopo un volo di linea (San Pietroburgo (delle ore 9,20 del 9 ottobre)-Roma e poi Roma-Pisa) che lo ha riportato in Italia. La famiglia: “Vogliamo ringraziare tutto il personale della Farnesina, è stato splendido, gentilissimo, e un ringraziamento anche alla ambasciatrice italiana in Russia e alla collega ambasciatrice russa per come hanno operato e per averci tenuti costantemente aggiornati. Ci telefonavano ogni 5 minuti”.
L’incubo, come detto, è iniziato domenica sera. Per Marco, che aveva da poco concluso la stagione di bagnino a Forte dei Marmi, si trattava dell’ultimo giorno di vacanza di un viaggio compiuto da solo e iniziato il 18 settembre che lo ha visto visitare mezza Europa (nave-aereo-treno) fino a San Pietroburgo, ultima tappa del lungo tour.
La sera prima di partire, domenica appunto, Marco aveva deciso di andare a cena in un ristorante. Qui è stato avvicinato da due ragazze che lo hanno invitato e convinto, con insistenza, a proseguire la serata con loro in un locale. Ed è in questo momento che è iniziato il calvario. A un certo punto è infatti arrivato una sorta di cameriere, descritto come molto alto e fisico da rugbista, che ha presentato al 25enne un conto salato: circa 800 euro. Marco ha provato a spiegare che si erano sbagliati ma le sue spiegazioni non hanno avuto alcun effetto. A quel punto ha detto che sarebbe potuto andare al bancomat a prelevare la cifra ma il bancomat in quel momento non ha funzionato. Il giovane è stato quindi portato e trattenuto tutta la notte in uno scantinato del locale (un bar-birreria) in cui era stato portato dalle due ragazze. Aveva a disposizione solo il wi-fi grazie al quale ha da subito avvisato la famiglia che a sua volta ha immediatamente preso contatti con la Farnesina. Roma ha quindi interessato il Consolato Generale di Italia a San Pietroburgo che ha allertato la polizia russa. Intanto Marco ha continuato a comunicare con la famiglia riuscendo in qualche modo, tramite WhatsApp, ad inviare anche la localizzazione della propria posizione. Poi, trascorsa la notte e parte della mattina del 9 ottobre, quattro uomini lo hanno fatto salire in macchina per condurlo ad un bancomat, che nel frattempo la famiglia aveva “caricato”. Mentre Marco prelevava è scattato il blitz della polizia russa. Gli agenti lo hanno prelevato e, di fatto, tratto in salvo portandolo in commissariato dove poco dopo è arrivato un funzionario del Consolato per sincerarsi delle condizioni. Marco è stato poi condotta in albergo. La mattina del 9 ottobre il volo di rientro in Italia. Un incubo durato circa 12 ore, dal divertimento alla paura di morire.

 

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