Virzì, Rondelli e la livornesità a due facce
Partecipatissimo incontro, "Maledetti livornesi", quello che ha visto Virzì e Rondelli, intervistati da Eva Giovannini, parlare delle proprie scelte di vita e del peso che può avere la fama per un livornese nella propria città
Dopo il successo della giornata inaugurale, la quarta edizione de “Il Senso del Ridicolo” è proseguita il 28 settembre all’insegna dei grandi ospiti. Alle 12.30, in piazza del Luogo Pio, si è svolto l’evento che ha visto la partecipazione dell’ospite fuori programma Paolo Virzì, del musicista e scrittore Bobo Rondelli e della giornalista Eva Giovannini in qualità di moderatrice. Il partecipatissimo incontro, intitolato “Maledetti livornesi“, ha visto i tre talenti di produzione autoctona disquisire sulle proprie scelte di vita, della Livorno di oggi e del peso che può avere la fama per una persona a Livorno. Una vera e propria discussione sulla livornesità e sul significato dell’essere livornesi. Dopo l’intervento iniziale del direttore del festival Stefano Bartezzaghi, che ha definito l’incontro “una bellissima storia in cui Livorno parla di Livorno“, Eva Giovannini ha iniziato a porre domande ai suoi due compagni di palcoscenico, scavando nella loro vita, nei loro ricordi e nelle loro idee e facendo emergere i diversi approcci alla ricerca della fama e del successo. “I due ospiti sono qui accomunati dal fatto di essere livornesi – esordisce Eva Giovannini – Sono a loro modo entrambi interpreti del particolare concetto che è la livornesità. Concetto, se vogliamo, che ha differenti accezioni. Sulla livornesità sono stati infatti costruiti molti luoghi comuni e sulla sua esistenza entrambi questi artisti hanno dedicati diversi lavori”. “La livornesità potrebbe essere un sinonimo di “livornesitudine” – prosegue Paolo Virzì – Un termine, quest’ultimo, che ha assonanza con “solitudine“. Esistono infatti, a mio parere, due facce di Livorno: una triste ed una sorridente, un po’ come un clown. Il ridicolo, l’umorismo, sono medicine che ci fanno guarire dalla negatività che ci assale. Non prendersi troppo sul serio è spesso e volentieri un aspetto salvifico”. “Ho scelto di andare via per aprirmi verso nuove avventure e realizzare sogni che qui difficilmente avrei concretizzato. La mia fama non ha causato una guerra con la mia città, infatti non posso usare termini come ‘riconciliazione’. Ci sono stati momenti di insofferenza e risentimento ma anche grande calore e affetto, sentimenti ambivalenti che fanno parte della vita”.
“Ho scelto di non salire su diversi treni – afferma Bobo Rondelli – Sono scelte spesso non razionali. L’adesione ad un determinato stile di vita si legge dentro di noi e si capisce quando decidiamo di non aderire integralmente. Per esempio, mi contattarono per fare il giudice di X Factor quando Morgan abbandonò l’incarico, ma dopo il primo incontro col resto della produzione non venni più ricontattato. Dopo determinate esperienze e determinati tipi di follia penso che sto meglio a casa mia, non sento il bisogno di trasferirmi altrove. Mi basta quello che ho”. L’incontro è terminato con alcuni ricordi di infanzia ed adolescenza di entrambi gli intervistati. Ricordi dei luoghi prescelti quando decidevano di marinare la scuola, quelli scelti per dare il primo bacio e quelli in cui andare quando c’è bisogno di esternare la propria tristezza. Un inno d’amore per Livorno, un amore che li accomuna nonostante le diverse avventure intraprese.
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