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“Non siamo eroi è la nostra quotidianità”

Giovedì 22 Marzo 2018 — 15:53

Intervista ad Alessio Bertini, primario del pronto soccorso di Livorno, dopo la lettera di ringraziamento di un lettore. "Cerchiamo di fare del nostro meglio con tutti tutti i giorni"

di Jessica Bueno

Lo svolgere correttamente la propria professione, in determinati ambiti come quello ospedaliero, talvolta viene vissuto dall’esterno come un qualcosa di straordinario, come se trovare il fatto di trovarsi di fronte un bravo medico (o un bravo infermiere) equivalesse alla ricerca del famoso ago nel pagliaio. In realtà la sanità è fatta anche di persone, e sono molte, competenti e di grande professionalità. Ne è un esempio Alessio Bertini, primario del pronto soccorso di Livorno. Nei giorni scorsi Bertini è stato il protagonista di una lettera di ringraziamento (clicca qui) inviata da un lettore alla redazione di Quilivorno.it. “E’ la prima volta che mi capita pubblicamente”.
Bertini lavora nel campo emergenziale ed ospedaliero dal 1994. A Livorno da luglio 2015 è responsabile del pronto soccorso da dicembre 2016.  “Se mi sento un eroe? – risponde il primario contattato telefonicamente – Assolutamente no. Fa piacere ricevere apprezzamenti dai pazienti ma questo è il mio/nostro lavoro. Cerco di fare del mio meglio con tutti. Sempre. Le situazioni sono diverse e diversa è la percezione delle persone: alcune sono più sensibili. Ma non mi sento di aver fatto niente di speciale, sono le mansioni che costituiscono il mio lavoro, così quello di tutti coloro che lavorano in ospedale. A tutti i livelli”. “Ci si stupisce di queste dimostrazioni di gratitudine – continua Bertini – perché la sensazione che viene associata alle strutture ospedaliere, in particolare al pronto soccorso, è di inadeguatezza. Purtroppo non mancano situazioni caotiche, di affollamento e code infinite: non è colpa della cittadinanza. E’ il frutto di un sistema che non informa abbastanza e non offre servizi alternativi. Il pronto soccorso nasce per situazioni di emergenza ed urgenza, come dice il nome, di primo soccorso. Molti, invece, vi si ritrovano perché non trovano risposte in altre strutture”.
Gli anziani, cagionevoli di salute e con problematiche di natura cronica, costituiscono la maggior fetta di utenza del pronto soccorso. “Sono spesso persone fragili sia a livello sanitario che a livello sociale. Dovrebbero migliorare i trattamenti loro riservati, in modo che non si debbano trasferire qui ogni volta che accusano malesseri. Come struttura abbiamo sicuramente margini di miglioramento, ma serve assolutamente un sistema che dia delle valide alternative al pronto soccorso”. Infine, tornando sulla lettera: “Se mai avrò occasione di rivedere l’autrice la ringrazierei, in primis, e poi le direi: non è eroismo, ma quotidianità“.

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