Eat, sleep, rugby, repeat. Ecco chi è Gianmarco Lucchesi dalla caviglia rotta al “Sei Nazioni”
Conosciamo meglio uno dei due protagonisti livornesi del "Sei Nazioni" under 20, il tallonatore classe 2000 Gianmarco Lucchesi, tesserato Lions Amaranto ma in prestito alla prestigiosa Accademia Fir "Ivan Francescato" in serie A
Come vi avevamo già anticipato tra i giovani convocati dell’Italrugby per il “Sei Nazioni” under 20 spiccavano due livornesi. Mori e Lucchesi, questi i due atleti, sono stati i protagonisti delle sfide contro il Galles e la Francia giocandole entrambe da titolari e risultando sempre tra i migliori degli azzurri. È così che QuiLivorno.it ha deciso di conoscere meglio i talenti labronici contattandoli telefonicamente a partire dal tallonatore classe 2000 Gianmarco Lucchesi.
Una storia particolare quella dell’atleta tesserato Lions Amaranto, ma che attualmente milita nella prestigiosa Accademia Fir “Ivan Francescato”.
Già in pianta stabile nel giro delle Nazionali under, infatti, per Lucchesi la ruota della fortuna decise di giocare a suo sfavore quando, in un match contro la Scozia, dopo appena sei minuti subì un gravissimo infortunio.
“Mi sono rotto la caviglia e sono dovuto star fermo dieci mesi – ci ha raccontato al telefono – Dentro di me sono sempre stato convinto di rientrare bene, mi sono allenato tantissimo con il solo obiettivo di riprendermi quello che avevo perso”.
Due operazioni, placche e chiodi, dunque, non hanno scalfito il ragazzo che, con un chiodo fisso lungo dieci mesi, è riuscito a tornare a vestire la maglia azzurra in quella che viene considerata tra le competizioni più prestigiose in circolazione, mantenendo così la promessa che si era fatto. “Il sapore della maglia azzurra è inspiegabile, senti tanta responsabilità ma impari con il tempo a gestirla. È tanto soddisfacente e vestirla con Federico (Mori, ndr) ancora di più, è difficile per due ragazzi che crescono insieme arrivare a questo traguardo e noi ce la stiamo facendo”.
E così che dopo aver surclassato i pari età del Galles ed aver sfiorato l’impresa in Francia tenendola a bada per più di una frazione di gioco, Lucchesi dovrà tornare in campo il 22 febbraio proprio contro quella Scozia che, un anno fa, cercò di rubare il suo sogno.
La vittoria esterna sfumata a pochi minuti dalla fine contro i “i galletti”, di fronte a qualche migliaio di tifosi avversari, è stata un ottimo banco di prova per acquisire sicurezza nei propri mezzi e consapevolezza nella forza del gruppo: “Siamo veramente una bella squadra, quando entriamo abbiamo più fame degli avversari ed in Francia lo abbiamo dimostrato – ha aggiunto il tallonatore labronico – Andare laggiù, che è sport nazionale, e comandare per più di metà gara non è da tutti, avevamo anche i tifosi che sportivamente cercavano di innervosirci farfugliando parole in italiano, ci ha caricato”.
E se cantare l’inno ad occhi chiusi fa sempre uno strano effetto, come non strizzare poi l’occhio ai più grandi? Semplice, testa bassa e pedalare, anzi, correre con quella palla ovale che per adesso, già lo sta facendo sognare, è chiaro che è l’obiettivo di tutti, ma per ora la guardo da lontano come una barca in mezzo al mare. È meglio dunque pensare ad altro, magari ai suoi compagni, agli amici della sua città e perché no, ad entrambe le cose. Sì perché la storia di Gianmarco si chiude con l’inizio di un’altra storia, quella di Andrea Bertini, un altro prodotto del vivaio livornese che ha raggiunto proprio il nostro protagonista in Accademia giocando (e vincendo) la sua prima partita in serie A: “E’ un ragazzo al quale voglio tantissimo bene – ha detto Lucchesi – ci tiene a questo sport ed ha le qualità per sfondare. Anche lui viene da un brutto infortunio come me e per questo sono proprio contento, adesso starà a lui cogliere quest’occasione”.
Due livornesi in nazionale, un altro che è appena arrivato e tante belle speranze per il futuro del rugby che oggi più che mai parla sempre più livornese ed a noi, sinceramente, non dispiace per niente.
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