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Livorno società sana, ecco 2 anni di bilanci

Venerdì 7 Ottobre 2016 — 04:38

Abbiamo analizzato i bilanci del 2014 e del 2015. Ecco nel dettaglio tutte le entrate e le uscite. La società, una delle poche, non presenta conti in rosso

di Redazione

Nella trattativa per la cessione del Livorno c’è una voce che ancora non è stata del tutto analizzata: i bilanci. Nei suoi 17 anni di presidenza a Spinelli possiamo imputargli di tutto tranne non avere delle buone gestioni societarie.

La classifica S&P Capital Iq – Già nel 2015 la società amaranto era stata inserita al primo posto in Italia, tra tutte i club professionistici italiani (clicca qui), in quanto a operatività, solvibilità e liquidità. Logico pensare che, di fronte a questo aspetto, una trattativa sia più facile da intavolare.

I bilanci – Ma com’è oggi, nel dettaglio, la situazione in casa Livorno? Abbiamo analizzato, con il prezioso aiuto di uno studio professionale, i documenti della società,documenti presenti e accessibili in Camera di Commercio. Siamo partiti dall’analisi del bilancio 2014, comprendente la seconda parte di serie A (stagione 2013-2014, quella targata Di Carlo e Nicola per intendersi) e la prima parte di serie B 2014-2015 (quella targata Gautieri) e il 2015, comprendente la seconda parte della serie B 2014-2015 (Gelain-Panucci) e la prima parte della serie B 2015-2016 (Panucci).
L’ultimo anno, il 2014, che ha visto il Livorno calcare i campi della serie A ha visto un utile di circa 2 milioni e mezzo di euro (2.558.909 per la precisione). Il “valore totale della produzione” (in un parola: i ricavi, come si legge nel bilancio, è stato di 29.894.268 euro a fronte di 26.481.269 euro di “costi di produzione” (in un parola: i costi). Inserendo nel computo generale oneri e imposte si ricava il dato relativo all’utile. Spiccano, tra le uscite, gli oltre 13 milioni (contributi compresi) alla voce personale; mentre tra le entrate spiccano gli 11 milioni provenienti dai diritti televisivi e gli oltre 8 dalle cessioni dei calciatori. Torneremo su questi dati in un capitolo successivo in cui vedremo come il ritorno in serie B coincida inevitabilmente con una riduzione di tutte le voci di spesa e entrata.

2015 in passivo ma… – A differenza del 2014, il bilancio 2015 (l’ultimo disponibile) fa fede a stagioni dove il Livorno è sempre stato in serie B. Entrando quindi nel dettaglio si scopre che a fine 2015 la società ha presentato un segno meno di circa due milioni (2.354.548 euro). I mancati introiti dei diritti televisivi e delle cessioni l’hanno fatta da padrona. Non a caso il valore della produzione (i ricavi) è stato “solo” di 9.714.041 (al quale vanno aggiunte) a fronte di un costo della produzione pari a 13.069.720. Inserendo nel computo generale oneri e imposte si ricava il dato relativo al segno meno. Questo passivo tuttavia – e questo è uno dei passaggi fondamentali emersi dall’analisi e che ci preme sottolineare in quanto denota la grande capacità imprenditoriale di Spinelli e del suo staff rara nel mondo calcistico – è stato compensato, come si legge dal verbale di assemblea straordinario, con 40 mila euro prelevati dal fondo di riserva ordinario, ma soprattutto con i 2.263.071 euro, prelevanti dal “fondo di riserva straordinario”.

Diritti televisivi – Un capitolo a parte, come scritto sopra, lo meritano i diritti televisivi. Quando Spinelli si lamenta dell’errata ripartizione dei diritti televisivi non possiamo che dargli ragione. Nel bilancio 2014, che ricordiamolo, prende in considerazione mezza serie A e mezza B, gli introiti sono stati 11.152.180 euro mentre l’anno successivo, il 2015, (solo serie B) soltanto 223.418. Una differenza di quasi 11 milioni di euro. Decisamente troppi. Un gap che non fa altro che aumentare il divario economico tra i due campionati.

Gli stipendi – Anche in questo “campo”, il patron amaranto è uno dei più bravi a contrattare. Dal passaggio dalla A alla B è riuscito, infatti, a dimezzare completamente il costo del personale (giocatori, dirigenti e chiunque lavori nel Livorno). Basti pensare che si è passati dai 13.460.686 del 2014 ai “soli” 7.314.581 dell’anno scorso. Un dato questo che è destinato ad abbassarsi ulteriormente in questa stagione complice l’amara retrocessione in Lega Pro e che verrà “registrato” nel bilancio 2016.

Le cessioni – Una volta retrocesso, la società ha ceduto tutti quei giocatori che avevano richieste sul mercato ottenendo un ricavo di 8.867.032 euro. In questa cifra riteniamo possa esserci anche il prezzo di vendita di Paulinho acquistato dall’Al Arabi per circa otto milioni (pagati a rate). Gli altri 800mila euro riteniamo altresì che possano essere arrivati dalle cessioni di Dionisi al Frosinone e Decarli al Braunschweig.

I prestiti – Una delle questioni più spinose. Da anni a Spinelli viene criticato il fatto di non costruire una squadra con giocatori di proprietà ma soltanto con prestiti che fruttano i cosiddetti premi di valorizzazione. Nel bilancio del 2015 tali premi hanno fruttato solo 55 mila euro così ripartiti, come viene riportato nella tabella: Empoli per Ricci 15 mila euro, Torino per Aramu e Juventus per Bunino 10 mila euro, Juventus per Pinsoglio 20 mila euro. Decisamente meno rispetto ai 605 mila totali ricevuti dall’Inter per la valorizzazione di Duncan (430 mila euro), Bardi (125 mila) e Mbaye (50 mila).

Conclusione – In soldoni, quindi, chiunque voglia trattare il Livorno deve sapere che sta per acquistare una società solida e sana (come testimoniano gli ultimi due bilanci). Una rarità in un mondo, quello del calcio, dove tutte le grandi e medio-piccole squadre, con sole alcune eccezioni, come il Livorno, hanno conti in rosso per centinaia di milioni di euro. Spinelli potrà anche non investire più nella squadra ma almeno consegnerà una società che farebbe gola a chiunque per come è stata gestita.

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