Tifosi Libertas attaccati all’arrivo al PalaElachem
Circa 60 ultras di Vigevano, nonostante l'ingente servizio d'ordine, sono venuti a contatto con i mini van dei tifosi amaranto che erano in arrivo al palazzetto di Vigevano. Il tutto è accaduto intorno alle 17,40 di domenica 18 maggio
Ci avevano provato anche venerdì sera dopo gara 3. Un gruppo sparuto di ultras della squadra locale aveva atteso che il cordone di pullman amaranto e auto sfilasse via scortato da polizia e carabinieri dal parcheggio del settore ospiti. Dal buio della boscaglia adiacente al vialetto che porta al settore ospiti erano venuti fuori con fumogeni e bombe carta. In quel caso però, utilizzando anche fari e torce, il servizio d’ordine era riuscito a contenere e disperdere l’attacco limitando anche la controffensiva di alcuni tifosi amaranto che scendendo dai mini van avevano acceso alcuni fumogeni per “rispondere”… presente. Ma il tutto si era concluso con la scorta che velocemente aveva accompagnato fino all’autostrada il serpentone dei supporter Libertas.
Nella giornata di domenica 18 maggio invece la “sorpresa” era all’ingresso. Il “comitato di benvenuto” degli ultras di Vigevano era ben piazzato verso le 17,40 sempre al solito posto, nella radura costellata da qualche albero, adiacente al vialetto che conduce al settore ospiti del palazzetto ducale. Ed è stato lì che nonostante l’ingente servizio d’ordine delle forze di polizia, coadiuvato dagli steward locali, che i tifosi sono riusciti a venire a contatto. L’attacco è avvenuto con un lancio di fumogeni e con le aste delle bandiere che hanno colpito i mini van dei tifosi della doppia L che stavano arrivando al parcheggio riservato agli ospiti. A bordo di uno di questi anche la social media manager della Libertas, Marcella Ferretti, che ha raccontato l’accaduto: “Erano tanti, saranno stati circa una cinquantina e forse di più (secondo le forze di polizia contattate dalla redazione la mattina di lunedì 19 maggio si parla di circa 60 ultras vigevanesi, ndr), il mini van davanti al nostro è riuscito ad evitarli sterzando e rischiando di finire fuori strada. Ma il nostro è stato colpito a mani nude e con aste di bandiera. In più eravamo sotto un lancio di fumogeni che hanno colpito i mezzi in transito verso l’ingresso del PalaElachem”.
“Non è successo nulla di grave per miracolo. Questo non è più sport, è una vergogna. In quarantacinque anni di trasferte al seguito della Libertas e del Livorno non ho mai visto nulla del genere”, racconta ancora sotto shock un tifoso amaranto intercettato all’autogrill dalla nostra redazione durante il viaggio di ritorno. “Avevamo anche dei bambini all’interno dei nostri pullman. È stato un bello spavento per tutti. Nessuno si è fatto male. Ma sinceramente non è stato piacevole”, le fa eco una tifosa in fila alla cassa.
Per fortuna, nessun ferito e solo tanto spavento. Anche la nostra redazione era rimasta coinvolta nel tentato agguato di venerdì sera e, vi assicuriamo, che non è stato piacevole sentire le bombe carta scoppiare a pochi metri di distanza, vedere arrivare i fumogeni dalla sinistra a pochi passi dalle auto ed essere scortati di fretta e furia dalla polizia in assetto anti sommossa mentre alcune figure minacciose spuntavano dalle ombre.
Poi ci sarebbe il capitolo offese ai giocatori (Fantoni in primis, Italiano in seconda battuta), offese e minacce al presidente della Libertas seduto nel parterre (offese omofobe e minacce di morte nei confronti di Marco Benvenuti), ai giornalisti labronici in tribuna stampa (un giornalista di Vigevano inspiegabilmente dopo un fallo fischiato a favore della Libertas si è girato verso noi colleghi livornesi in trasferta inveendo con frasi incomprensibili come se a fischiare il fallo fossimo stati noi. Episodio poi chiarito con scuse, ma accaduto). E vogliamo parlare dei bracci destri tesi alzati in curva locale? (di cui esiste anche documentazione fotografica). No non ne vogliamo parlare.
La speranza è che tutto questo non accada mai più. Si parla di basket. Dobbiamo cercare di rimanere ancorati alla realtà. Queste cose appartengono invece più alla sfera del “brutto sogno”.
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