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La comicità romana fra aneddoti e sonetti e Silvio Orlando al Goldoni

Domenica 29 Settembre 2019 — 08:33

Dopo la lectio magistralis di Recalcati e dopo Virzì-Rondelli, il 28 pomeriggio, moderati da Bartezzaghi, Ceccarelli e Scialanga hanno illustrato come la comicità romana sia la lingua della comicità italiana. In serata al Goldoni Silvio Orlando

di Giulia Bellaveglia e Letizia D’Alessio

Se nel primo giorno di festival a tenere banco è stato lo psicoanalista Massimo Recalcati con la sua lectio magistralis “Il desiderio ci prende in giro? Sulle vicissitudini tragicomiche del desiderio umano”, nel pomeriggio di sabato 28 settembre dopo la mattina che ha visto protagonisti Virzì e Rondelli a divertire i presenti sono stati Stefano Bartezzaghi, professore e giornalista nonché direttore del festival, e Filippo Ceccarelli, giornalista e scrittore appassionato di Giuseppe Gioachino Belli con “Je casca a un omo una corona in testa?: Belli, Romaccia eterna e la buffa vanità del potere”. In serata poi, alle 21, è stata la volta di Silvio Orlando al Goldoni (vi proponiamo le foto): attore teatrale, cinematografico e televisivo.
La serata al Goldoni – Dopo due anni di inviti il direttore del festival Stefano Bartezzaghi è finalmente riuscito a portare sul palco del Goldoni Silvio Orlando. L’attore napoletano, conosciuto al grande pubblico per il suo carattere schivo e timido e per aver interpretato il cardinal Voiello nella serie firmata da Paolo Sorrentino “The young pope”, ha ripercorso la sua carriera e la sua vita aggiungendo anche qualche aneddoto. Facendo un parallelismo calcistico Orlando paragona il suo percorso artistico a quello di un centrocampista “ che non segna mai ma fa sognare”. Da sempre è perseguitato dalla “sindrome dell’impostore”, ovvero quel sentimento di chi pensa che il successo che ha ottenuto in realtà non sia merito del proprio lavoro: “è come se occupassi – ha detto – una posizione che non mi compete”. Non si è mai neanche sentito veramente napoletano Silvio Orlando: nato nel centro storico, quando aveva tre anni andò a vivere nel quartiere del Vomero, che i veri napoletani non consideravano parte integrante della città. E anche nella scuole che ha frequentato se pronunciavi di seguito tre parole in dialetto venivi bocciato. “A casa invece i miei erano innamorati di Eduardo De Filippo e non capivo quella schizofrenia tra l’esterno e l’interno – ha continuato – nonostante ciò non ho mai sentito di appartenere a Napoli”. Quando può infatti lascia la Campania per andare a Milano e iniziare la sua carriera artistica, nella quale ha incrociato personaggi come Claudio Bisio, Paolo Rossi, Gino e Michele e anche l’ex cavaliere Silvio Berlusconi, che salvò insieme a Sabina Guzzanti, una sua partecipazione a un programma del Biscione. Orlando vanta anche un ruolo nel secondo film di Paolo Virzì “Ferie d’agosto” e proprio il regista livornese è salito sul palco del Goldoni a parlare del collega: “Silvio porta dentro la tragedia e la poesia della subalternità – ha affermato – e potrebbe benissimo ottenere la cittadinanza onoraria livornese”. “In me domina il lato drammatico – ha concluso l’attore che sta girando un film con Laura Morante tratto da un romanzo di Domenico Starnone – e solo a volte la leggerezza e il sorriso”.

Tornando al pomeriggio – Tornando al pomeriggio a sostituire la giovanissima attrice Pilar Fogliati, trattenuta da un improvviso impegno, un’altra giovanissima promessa del teatro e del cinema italiano: Stefano Scialanga.
Il giro d’Italia della comicità di cui ogni anno Il senso del ridicolo compie una o più tappe quest’anno ci ha portato nella città eterna: Roma. Moderati da Bartezzaghi, Ceccarelli e Scialanga hanno illustrato come la comicità romana sia la lingua della comicità italiana in genere e quanto questa si basi spesso, o meglio quasi sempre, su metafore di ogni tipo.
Attraverso vari aneddoti e numerosi sonetti del poeta romano Giuseppe Gioachino Belli interpretati da Scialanga, gli spettatori hanno avuto la possibilità di rivivere tutta la comicità della lingua romana; nel corso dell’incontro non è mancato il ricordo al più grande comico romano per eccellenza: Alberto Sordi. “Il dialetto romano contiene spesso delle parolacce – ha detto Scialanga – Tuttavia parolaccia non è necessariamente sinonimo di volgarità: la volgarità è esclusivamente un problema culturale, non linguistico, motivo per cui nessun dialetto è volgare se usato con intelligenza”. “Sono stato allevato sin da bambino nel culto del reazionario Belli – ha affermato Ceccarelli – Nessuno più di lui è capace di rappresentare tramite i propri sonetti i luoghi, i modi di vivere e la cultura romana”.
Ad aprire l’incontro è stata comunque Fogliati tramite un video che è stato mostrato ai presenti su di un schermo, dove la giovane promessa del cinema italiano, ha interpretato comicamente gli stereotipi delle ragazze dei quartieri di Roma.

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