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Modì torna a casa, bagno di folla per l’inaugurazione della mostra

Mercoledì 6 Novembre 2019 — 18:02

Il curatore Restellini: "Ho detto di no a molti musei, tra cui la Tate Gallery. Volevo portare Modigliani nella sua città natale. E l'ho fatto". Salvetti: "Il più grande evento culturale dal dopoguerra ad oggi per Livorno"

Amedeo Clemente Modigliani, Modì, o per chi lo amava come un figlio e come un amico fraterno Dedo, è tornato a casa (clicca qui per vedere l’assaggio della mostra nel video-anteprima girato da QuiLivorno.it e sul link in fondo all’articolo per vedere le fotogallery a cura di Lorenzo Amore Bianco). E lo ha fatto in grande stile alla presenza di oltre cento giornalisti provenienti da tutta italia (clicca qui per rivedere la conferenza stampa) e non solo, mostrando il suo volto migliore quello che fa parlare l’arte, la sua poetica e i suoi ritratti. Un artista che ci invidia tutto il mondo e che finalmente, in occasione del centenario della sua morte, ha trovato lo spazio per un allestimento dedicato alla sua grande poesia fatta di tele, colori, anima e pennelli (clicca qui per conoscere i tanti ospiti attesi per la mostra tra cui Kim Rossi Stuart, Amanda Sandrelli, Paolo Virzì e tanti altri). “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” è il titolo della mostra che ha alzato i tendoni in anteprima per la stampa mercoledì 6 novembre e che attende il pubblico a partire da giovedì 7 novembre (fino al 16 febbraio) all’interno del Museo della Città ai Bottini dell’Olio nel quartiere della Venezia. Per far questo piazza del Luogo Pio è stata tirata a lucido togliendo le auto, con nuova pavimentazione, nuovi arredi urbani come piante e panchine e con l’installazione del grande arco dedicato in questo caso alla mostra di Modì ma che rimarrà come porta di accoglienza per il museo cittadino.
La mostra ha tolto dunque i veli alla presenza del sindaco di Livorno Luca Salvetti, dell’assessore alla cultura Simone Lenzi, del curatore della mostra Marc Restellini e del coordinatore del progetto Sergio Risaliti. “Ho rifiutato tante offerte -ha spiegato Restellini in conferenza – ma ho accettato Livorno. Ho rifiutato anche la Tate Gallery ma volevo portare Modigliani nella sua città natale”.
La visione del mondo che ha una persona è quella che si forma nella sua infanzia e nella sua adolescenza – ha spiegato l’assessore Lenzi – ed è proprio quella che ha accompagnato Modigliani nella sua arte e che noi oggi possiamo rivedere qui in questa mostra”.
“Oggi c’è tanta emozione – ha detto introducendo l’esposizione il primo cittadino – e non la nascondo per niente. Un momento unico nel suo genere e una mostra altrettanto unica, il più grande evento culturale dal dopoguerra ad oggi che abbiamo l’onore di ospitare”. L’esposizione, fortemente voluta dal Comune di Livorno, ha l’obiettivo di far ritornare nella sua città natale “Dedo” in occasione del centesimo anniversario della sua scomparsa. Era il 22 gennaio 1920 quando Amedeo Modigliani è ricoverato, incosciente, all’ospedale della Carità di Parigi dove muore, due giorni dopo, all’età di 36 anni, di meningite tubercolare, malattia incurabile al tempo, che era riuscito, miracolosamente, a sconfiggere vent’anni prima. Il giorno della sua morte Parigi e il mondo intero perdono uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Con il suo stile inconfondibile era riuscito a rendere immortali i suoi amici, le sue compagne e amanti, i collezionisti e i volti eroici dei figli della notte parigina.

Nei quartieri di Montparnasse e di Montmartre, Modigliani aveva stretto amicizia con Guillaume ApollinaireChaïm SoutinePaul GuillaumeBlaise CendrarsAndrè Derain e Maurice Utrillo ed era da tutti ammirato per la sua cultura, il suo fascino e il suo carisma. Egli incantava per il suo talento geniale e l’approccio intransigente all’arte, per la sua bellezza e per la sua passionalità mediterranea. La sua vita era però anche prigioniera dell’alcol e delle droghe, Modigliani non si risparmiava e sfidava ogni giorno la morte cercando nell’arte una via di fuga al suo tragico destino. Grande rivale di Modì, così era conosciuto Amedeo a Parigi, era Pablo Picasso, che il pittore di Livorno ammirava e odiava. Picasso era però affascinato dal giovane artista italiano, e dalle sue opere in cui si rispecchiava tutta la bellezza dell’arte rinascimentale espressa con un linguaggio assolutamente moderno. Nonostante la vita “sopra le righe”, le tante amanti, tra le quali le poetesse Anna Akhmatova e Beatrice Hastings, la sua energia e giovinezza, Modigliani non può sfuggire alla morte. Una tragedia che provocò forte turbamento nell’intera avanguardia parigina. E se tutto ciò non bastasse, anche la sua giovane compagna, Jeanne Hébuterne, artista di talento che tutti adoravano, decide di accompagnarlo nella morte, nonostante aspettasse il secondo figlio da Amedeo. Con una conseguenza immediata: la nascita di una leggenda che trasformerà Modigliani in un personaggio leggendario, in una emanazione evanescente e scandalosa di un mondo bohémien, che nei suoi ritratti e nei suoi nudi riconoscerà il senso della propria estrema vitalità mista a tedio e profonda fatale malinconia.

L’esposizione Modigliani e l’avventura di Montparnasse – Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre (Museo della Città di Livorno dal 7 novembre 2019 al 16 febbraio 2020), è organizzata dal Comune di Livorno insieme all’Istituto Restellini di Parigi con la partecipazione della Fondazione Livorno. E’ curata da Marc Restellini con il coordinamento di Sergio Risaliti ed offre al pubblico l’occasione di ammirare ben 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico. Per celebrare il centenario della morte del pittore, sono eccezionalmente riuniti nelle sale del Museo della Città, i dipinti e disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che lo hanno accompagnato e sostenuto nella sua vita. Paul Alexandre, primo fra tutti, che era al centro di un legame tra Livorno e Parigi, che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e che lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913. Ma anche e soprattutto Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Tra le opere in mostra sarà visibile il ritratto Fillette en Bleu del 1918, opera di grandi dimensioni che raffigura una bambina di circa 8-10 anni il cui vestitino e il muro retrostante sono dipinti di un delicato colore azzurro, in un ambiente ricolmo di dolcezza e innocenza; il ritratto di Chaïm Soutine del 1916, suo caro amico durante gli anni parigini più difficili, seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia, dove si percepisce la grande sintonia tra i due e la stima che Soutine provava per Modigliani.
Il ritratto Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) dipinto tra il ’18 e il ’19 raffigurante la giovane Elvira, ritratta da Modigliani ben quattro volte, due da vestita e due nuda, conosciuta ed ammirata a Parigi per la sua folgorante bellezza e per il suo caldo temperamento italiano; il ritratto Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) del 1919, che ritrae la bella Jeanne Hébuterne di tre quarti mentre si rivolge allo spettatore in un atteggiamento pieno di naturalezza ed eleganza e capace di catture l’attenzione con suoi profondi occhi azzurri. Dei disegni si possono ammirare alcune Cariaditi tra i quali la Cariatide (bleue) del 1913. Il disegno appartiene al secondo ciclo che, a differenza del primo – costituito da studi per sculture ispirate all’arte primitiva – non è uno schizzo preparatorio, ma un’opera a sé stante dove la figura femminile è più rotonda e voluttuosa con contorni più sfumati e colorati. Insieme alle opere di Modigliani sono esposti, inoltre, un centinaio di altri capolavori, anch’essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915, opere rappresentative della grande École de Paris. Tra queste si potranno ammirare i dipinti di Chaïm Soutine come L’Escalier rouge à Cagnes, La Folle, L’Homme au chapeau e Autoportrait au rideau, eseguite dal 1917 al 1920, che ben rappresentano la poetica dell’artista e la sua maniera di rappresentare la realtà in modo atemporale e come espressione di tragedia interiore. Nell’Autoritratto, in particolare, Soutine si mette alla prova nel ritrarsi come i grandi artisti del passato, che tanto ammirava, in una posa quasi anonima e con lo sguardo senza rughe ma preoccupato, con le mani fuori dal campo, la cui faccia, con i piani irregolari, emerge da una sciarpa verde; opere di Maurice Utrillo come Place de l’église à Montmagny, Rue Marcadet à Paris, Paysage de Corse, dipinti dove gli spazi sono sereni e dove tutto è calmo e silenzioso, dove nulla traspare dei suoi soggiorni negli ospedali psichiatrici per tentati suicidi legati alla dipendenza dall’alcol; opere di Suzanne Valadon come le Trois nus à la campagne, con donne nude in aperta campagna, tema molto caro a Renoir e a Cézanneoltre che adAndrè Derainche con Le Grand Bagneuses ha realizzato un’opera considerata uno dei capisaldi dell’arte moderna e dipinti come St.tropez e Portrait d’homme (Jonas Netter) di Moïse Kisling, artista polacco che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonas Netter.
La mostra è accompagnata da un catalogo, curato da Marc Restellini, pubblicato da Sillabe.

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